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Archivio newsletter - Associazione Italiana per la Comunicazione Pubblica e Istituzionale

Non c'è trasparenza se prevale la tecnologia

In comunicazione, soprattutto quella pubblica, se vengono realizzati dei contenuti di buona qualità, ma non vi sono sistemi efficaci per distribuirli, non si risponde  ai principi di utilità espressi dal cittadino. E grazie al popolare tg satirico "Striscia la notizia" recentemente è stato riportato all'attenzione del pubblico un problema che i più esperti evidenziano da anni: la Pubblica Amministrazione ha problemi a garantire trasparenza attraverso il web. Oggi, in particolare, di quella sezione dei siti istituzionali introdotta con il D.Lgs 33/2013. E, secondo quanto riportato dal servizio di Canale 5, sarebbero almeno 300 le P.A. non in regola.

Già l'anno scorso, Fabio Pietrosanti, membro si Trasparency International Italia, era intervenuto all'evento "Hacker 33c3" organizzato ad Amburgo con una relazione dal titolo: "Robots txt abuses by government agencies against transparency" evidenziando che un protocollo introdotto nel 1994, per evitare che i bot automatici scaricassero (facessero crawling) pagine o intere sezioni mandando in crash i siti, sia diventato oggi un ostacolo alla trasparenza. Non facendo comparire nei motori di ricerca delle informazioni che, invece, dovrebbero essere largamente disponibili al pubblico, per esercitare quello che la legge considera un controllo puntuale dell'azione di un Ente pubblico.

Di fatto, viene introdotta automaticamente o manualmente una striscia di comando, "Disallow", che impedisce di indicizzare proprio la sezione che dovrebbe essere, sul sito di una P.A., maggiormente conosciuta. Alcune Amministrazioni sono corse ai ripari. Altre non ancora.

Si tratta, in questo caso, di creare sinergia tra chi ha conoscenze informatiche e chi fa comunicazione. In un caso, per togliere il limite alle sezioni che dovrebbero essere il più possibile conosciute dal pubblico anche attraverso i motori di ricerca. Dall'altro, per fare in modo che i comunicatori rendano chiari, comprensibili e quindi leggibili i contenuti distribuiti. 

Claudio Trementozzi