L'8° Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione - "I media tra crisi e metamorfosi" - prosegue il monitoraggio dell'evoluzione dei consumi mediatici in Italia, misurati ormai nell'arco di un decennio. La crisi economica mondiale che stiamo attraversando - che è anche la prima grande crisi conosciuta dalla società digitale - ha accelerato il processo di trasformazione del sistema dei media già in atto, sospinto dallo sviluppo tecnologico, modificandone alcune direttrici. E determinando metamorfosi inattese, secondo il paradigma
della moltiplicazione e integrazione dei media, con l'assottigliamento dei confini tra i mezzi e tra i generi della comunicazione.
Il Rapporto si focalizza anche su tre questioni di grande rilevanza e attualità. La prima è la moltiplicazione degli usi della televisione: un mezzo che rimane saldamente dominante nel panorama mediatico degli italiani e che le innovazioni tecnologiche stanno spingendo al centro di nuovi scenari di offerta.
Il secondo approfondimento tocca il tema cardine dell'informazione e della fiducia riposta dal pubblico
nei media. Il terzo focus riguarda l'affermazione di un nuovo paradigma nell'uso dei media, rispecchiato dalla crescita esponenziale degli utenti di Facebook e degli altri social network.
Il Rapporto si focalizza soprattutto su tre questioni di grande rilevanza e attualità. La prima è la moltiplicazione degli usi della televisione: un mezzo che rimane saldamente dominante nel panorama mediatico degli italiani e che le innovazioni tecnologiche stanno spingendo al centro di nuovi scenari di offerta. Il secondo approfondimento tocca il tema
cardine dell'informazione e della fiducia riposta dal pubblico nei media. Il terzo riguarda l'affermazione di un nuovo paradigma nell'uso dei media, rispecchiato dalla crescita esponenziale degli utenti di Facebook e degli altri social network.
Per quanto riguarda l'evoluzione dei consumi mediatici, risulta in crescita la diffusione di tutti i mezzi di comunicazione tra il 2001 e il 2009.
Aumentano gli utenti di Internet (+26,9%) e dei telefoni cellulari (+12,2%), ma anche la radio fa un grande balzo in avanti (+12,4%), così
come crescono i lettori di libri (+2,5%) e di giornali (+3,6%), e la stessa televisione raggiunge praticamente la quasi totalità degli italiani (+2%). Nella società digitale i nuovi mezzi di comunicazione non sostituiscono i "vecchi", anzi, affiancandosi ad essi, creano nuovi stimoli al loro impiego secondo la logica della moltiplicazione e integrazione.
Si rileva l'espansione dei media gratuiti e la sostanziale battuta d'arresto di quelli a pagamento - fa eccezione la tv digitale. L'uso complessivo del telefono cellulare
rimane pressoché stabile tra il 2007 e il 2009 (con un leggero calo dall'86,4% all'85% della popolazione), a crescere notevolmente è stato l'uso del cellulare nelle sue funzioni di base (dal 48,3% al 70%), mentre quelle più sofisticate - e costose - sono diminuite.
Negli ultimi due anni, tra il 2007 e il 2009, l'utenza della tv satellitare passa dal 27,3% al 35,4% della popolazione e il digitale terrestre raddoppia il suo pubblico (dal 13,4% al 28%), benché lo switch-over del segnale analogico abbia interessato finora solo
alcune zone del territorio nazionale. La Tv via Internet triplica la sua utenza, dal 4,6% al 15,2%, e la mobile tv interessa già l'1,7% della popolazione. Oggi il 60,7% di chi guarda la tv digitale (satellitare o terrestre) ha sottoscritto un abbonamento soprattutto per guardare le partite di calcio e gli eventi sportivi in esclusiva (31,2%), i film in prima visione (24,8%), i cartoni animati per i bambini (13%). La lettura dei quotidiani a pagamento diminuisce dal 67% al 54,8%.
Il dato si riferisce all'utenza complessiva, cioè chi legge un quotidiano
almeno una volta alla settimana. L'utenza abituale, cioè chi lo legge almeno tre volte la settimana, passa dal 51,1% del 2007 al 34,5% del 2009. In questa quota sono compresi anche i quotidiani sportivi, da ciò si può capire quanto la crisi abbia reso ancora più marginale il ruolo della carta stampata nel processo di formazione dell'opinione pubblica nel nostro Paese. La flessione non è neanche compensata dall'aumento della diffusione della free press, che rimane pressoché stabile (l'utenza passa dal 34,7% al 35,7%). La
lettura, anche occasionale, dei settimanali nel 2009 è il 26,1% degli italiani (-14,2% rispetto al 2007) e quella dei mensili il 18,6% (-8,1%). In leggera flessione anche la lettura dei libri, che nel 2009 risulta al 56,5%.
Internet, invece, nel 2009 è passato dal 45,3% del 2007 al 47% degli italiani. Quando ormai il web è diventato familiare per l'80,7% dei giovani e il 67,2% delle persone più istruite, il dato complessivo potrà aumentare solo di poco nel breve periodo. Anche i quotidiani online, registrano una flessione dell'utenza
(dal 21,1% al 17,7%) che non è certo riconducibile a motivi economici, bensì all'evoluzione degli impieghi della rete: si pensi ai portali che pubblicano anche notizie di cronaca e di costume, a link e finestre informative aperte nei blog e nei social network abitualmente frequentati, ai motori di ricerca e agli aggregatori che rintracciano automaticamente le notizie in rete.
Rimane praticamente stabile (26,4%) il numero delle persone che hanno un rapporto esclusivo con i media audiovisivi (radio e tv) mentre diminuiscono quanti usufruiscono sia
di mezzi audiovisivi sia di mezzi a stampa: dal 42,8% al 24,9% tra il 2006 e il 2009. La somma di questi due gruppi rappresenta il totale di quanti non hanno ancora colmato il digital divide, la cui soglia è scesa al 51,3% della popolazione (71% nel 2006).
I social network più popolari sono cinque: Facebook, conosciuto dal 61,6% degli italiani, YouTube (60,9%), Messenger (50,5%), Skype (37,6%) e MySpace (31,8%). Le percentuali raggiungono valori elevati tra i giovani di 14-29 anni. Per nove ragazzi su dieci Facebook (90,3%), YouTube (89,2%) e Messenger (89,1%)
rappresentano mondi ben noti. Nell'universo giovanile hanno una certa popolarità anche MySpace (68,8%) e Skype (62,9%). Complessivamente, si può stimare che poco meno di 33 milioni di italiani conoscano almeno un social network e che gli effettivi utilizzatori siano 19,8 milioni.
Il rapporto
VIII Rapporto Censis: i media tra crisi e metamorfosi
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