Il centro ricerche delle Città e dei Comuni d'Italia (Cittalia), in concomitanza con la stipula del memorandum d'intesa tra il Ministero dello sviluppo economico e gli operatori, ha presentato il rapporto "Le reti di nuova generazione nei Comuni: Infrastrutture e regole per Internet veloce", che nasce dalla convinzione condivisa che il miglioramento delle infrastrutture di comunicazione, e quindi il passaggio alle reti in fibra ottica, possa rappresentare un volano essenziale per la crescita economica e sociale del nostro Paese.
L'attuale rete in rame, che pure ha sostenuto bene fin qui l'evoluzione dalle telecomunicazioni di prima generazione - essenzialmente le chiamate vocali - alla società dell'informazione, caratterizzata dal massiccio scambio di dati attraverso Internet, comincia infatti a mostrare i suoi limiti alla luce del costante incremento nell'utilizzo dei diversi servizi, sempre più voraci di banda.
Dalla diffusione su scala nazionale di quella che è ormai definita la 'banda larghissima' beneficeranno i cittadini, viste le notevoli ricadute attese per l'occupazione, nonché per la possibilità di essere, allo stesso tempo, creatori e fruitori di servizi e contenuti innovativi, e le Istituzioni che potranno snellire i loro processi organizzativi, migliorare i rapporti coi cittadini-utenti e rendere più trasparente il loro operato.
Alla luce, quindi, delle ricadute positive per la produttività delle imprese - che come ha sottolineato il commissario Neelie Kroes, in Europa sono svantaggiate nei confronti delle rivali attive in Asia, dove la fibra ottica è già una realtà grazie agli imponenti investimenti pubblici - l'accelerazione dello sviluppo della fibra ottica rappresenta un'opportunità unica per la competitività dei territori che, in Italia, si basa spesso sull'attività di imprese medio-piccole, le quali potranno così migliorare i processi organizzativi, ampliare i mercati di riferimento, offrire servizi e prodotti nuovi e in grado di competere sulla scena internazionale.
Alla luce di riscontri effettuati analizzando documenti forniti da 11 città campione italiane, emerge la necessità di un censimento delle infrastrutture di rete già disponibili e sottoutilizzate in chiave NGN, di cui si ha una conoscenza pressoché nulla. Carenza che rappresenta un freno al riuso di queste risorse, elemento sul quale si basa la strategia dei futuri interventi.
Perché, dunque, non utilizzare sistemi di scavo meno invasivi e già ampiamente collaudati, così da risparmiare tempo e denaro preziosi alla luce del ritardo accumulato dal nostro Paese? Perché, poi, non sfruttare le condutture già disponibili e non utilizzate, che potrebbero da subito permettere una serie di interventi a bassissimo costo? E, soprattutto, perché non coinvolgere i Comuni, che, oltre a conoscere da vicino le esigenze di cittadini e imprese, sono i soggetti istituzionali preposti alla regolazione dell'utilizzo del sottosuolo nelle città?
Da: Cittalia (Cittalia-Anfov)