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Interculturalità, relazione e comunicazione per costruire la società del futuro

Il dibattito sul tema dell'immigrazione occupa ormai da decenni l'agenda politica e mediatica, sottoposto spesso a eccessive semplificazioni, utilizzato come moneta elettorale, raramente affrontato "onestamente" in tutta la sua complessità. In questo momento storico, in cui il fenomeno in Europa si va definendo con toni drammatici si impone più che mai una riflessione approfondita che individui e valorizzi i percorsi che possono regolare e favorire la convivenza tra gruppi e comunità culturali, in particolare di quei luoghi - città e territori di provincia - in cui il fenomeno è più sentito e cogente.
L'osservazione delle esperienze passate ed extraeuropee può portare, agli attori istituzionali così come a quelli impegnati nel campo sociale ed economico, elementi utili all'individuazione di limiti e risorse degli approcci conosciuti e già sperimentati.

Prendendo spunto dal testo "Patrimoni di diversità. Culture, identità, comunità" (Ed. FrancoAngeli, Milano, 2016) in cui Carlo Gelosi analizza il multiculturalismo nelle sue varie forme, limiti e risorse, la proposta più efficace per il miglioramento delle condizioni di coesione sociale, sembrerebbe essere non un modello multiculturale che, pur avendo come obiettivo la tutela dei diritti, legittima "per legge" le distinzioni culturali e ostacola così la relazione e il dialogo tra comunità culturali ma, invece, un modello interculturale che favorisca l'interrelazione e, quindi, costruito e basato sulla capacità di confrontarsi  e dialogare ricercando punti di contatto e consenso comuni.

L'autore cita sia l'esperienza del Nord America, in cui l'eccessivo afflato al riconoscimento delle differenze ha determinato una forte distinzione di tradizioni, abitudini, credenze e valori producendo un "rinnovato classismo" tra individui; sia l'esempio dell'"equilibrata coesistenza" nei paesi dell'Europa centrale in cui la scelta delle comunità culturali da valorizzare avviene sulla base dell'utilità economica, con scarsa programmazione per la creazione di condizioni di convivenza. In entrambi i casi, il multiculturalismo è strumento per consolidare situazioni esistenti tra maggioranza e minoranza.

Il progetto europeo – ricorda l'autore - implica dialogo e apertura. La stessa costituzione dell'Unione Europea simboleggia lo sforzo di tenere insieme culture, società identità, anche economie, all'interno di un unico progetto di sviluppo e crescita, che si è andato allargando, con innegabili fatiche e difficoltà, ma con uno spirito costruttivo. In coerenza a ciò, la direzione per affrontare il fenomeno della convivenza multiculturale in Europa dovrebbe convergere verso il paradigma dell'interculturalità che punta alla creazione di spazi di relazione e rivaluta i processi culturali e comunicativi tra coloro che sono portatori di una diversa identità.

I processi comunicativi favoriscono una ridefinizione dei possibili modi di interagire e vivere tra le diversità anche attraverso la costruzione di nuove narrazioni riguardo il fenomeno migratorio, e aiutano a superare quelle categorie cognitive, tra le quali spiccano il pregiudizio e la mancanza di conoscenza reciproca, che creano inevitabili problemi all'integrazione.

Il contesto territoriale non può essere statico e omogeneo dal punto di vista sociale e culturale, il suo sviluppo storicamente si è realizzato anche, e soprattutto, attraverso le relazioni, le negoziazioni, gli scambi, il dialogo. Lo spazio stesso diviene costrutto sociale e le relazioni spaziali costituiscono processi di socialità, che, a loro volta, creano condizioni di reciprocità: se il primo è definito anche dal contesto sociale, le seconde sono sicuramente ad esso riferibili. È, infatti, nell'ambito dello spazio, in questo caso il territorio (o la città) di insediamento, che si creano reti di relazioni che enfatizzano lo stesso contesto. Un possibile strumento per raggiungere questo obiettivo può essere rappresentato dal favorire una visione più aperta alle trasformazioni sociali e non restare immobili, come una sorta di congelamento o delimitazione delle distinte culture che, invece, devono, in maniera solidaristica, dialogare.

La cultura stessa si rinnova nello scambio, non è statica.

 

Un processo aperto all'interculturalità permette un dialogo, un incontro di idee, ideali, valori tra individui e soprattutto tra gruppi e comunità. Si connota, pertanto, come uno spazio di comunicazione tra universi vitali, dove nuovi elementi valoriali sono inseriti, altri cambiano significato, altri ancor rimossi. I diversi gruppi culturali cercano di muoversi in questo spazio sociale. Un vantaggio evidente di questo approccio relazionale è che l'interculturalità permette di superare le tentazioni di ridurre le specificità di ciascun soggetto a mera differenza, evitando il rischio di optare per un atteggiamento di trans-culturalità, ovvero il superamento stesso delle diversità. Al contrario, la coesistenza e lo scambio di culture e orientamenti nei diversi contesti urbani consentono di creare le condizioni per far convivere le diversità e considerarle un patrimonio comune in una dimensione realmente interculturale.

VC