Entrambi hanno confermato che oggi, molto più che in passato, è fondamentale riuscire a costruire spazi attrattivi. E per riuscirci, il comunicatore si deve trasformare in un vero e proprio architetto delle relazioni, perché deve riuscire a coniugare due aspetti: il piacere e l'utilità.
Oggi, quindi, non vince chi riesce a realizzare la rassegna stampa più spessa, ma chi è capace di costruire un'efficace rete relazionale. Perché, l'avvento delle nuove tecnologie ha profondamente modificato il ruolo dei mediatori e dei professionisti e anche la domanda dei diversi pubblici. Tanto che si sta lavorando a piattaforme basate sul contenuto civico, più che sociale. Cioè individuare strumenti tecnologici che permettano di accrescere la relazione tra cittadini che vivono in un medesimo contesto territoriale, ma che non necessariamente hanno interessi o idee comuni.
Però, ciascuno di loro esprime un bisogno, il desiderio di conoscere velocemente quanto lo riguarda, in quanto gli permette di identificare meglio le caratteristiche del luogo dove vive, ma anche di acquisire elementi per accrescere la propria capacità di analisi e di critica. In modo possibilmente diretto, quindi senza la mediazione di qualche giornale, radio o televisione, seppure locale.
La strategia che il comunicatore pubblico deve perseguire è quindi la costruzione di uno spazio che permetta di passare dal paradigma “ego sum” a quello più realistico di “ego cum”, tenendo presente che i diversi pubblici sono bombardati da messaggi, provenienti da moltissime fonti. Il vantaggio, ma anche la responsabilità, è che la comunicazione istituzionale è considerata ancora oggi credibile. L'importante, però, è che sia utile e, perché no, dotata di un po' di appeal.
C. T.