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Associazione Comunicazione Pubblica
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Non occorre essere un sindacato per chiedere il rispetto della legge

Non siamo una corporazione né un sindacato. Una scelta che rappresenta quella diversità positiva che ci ha sempre consentito di esprimere le nostre opinioni con grande rispetto e con grande libertà. Lo abbiamo fatto quando il sindacato ci è sembrato incerto nella difesa dei diritti dei comunicatori pubblici ma anche quando le amministrazioni hanno assunto comportamenti in contrasto con le leggi e le norme.
Per questo continueremo a segnalare le più evidenti inosservanze della Legge 150 e a ricordare agli amministratori il loro dovere nei confronti di questa e altre norme.

Questa volta tocca alla Provincia di Frosinone e al Comune di Crespellano. Enti diversi, in contesti diversi ma identici nell'amnesia che prende qualche burocrate nel predisporre i bandi di concorso.
Si cercano comunicatori pubblici iscritti all'ordine dei giornalisti, si richiedono competenze, si individuano funzioni ma si continua ad ignorare che la vigente normativa dice altre cose.

Passi quando la Legge 150 viene attaccata dai soliti "giapponesi" sperduti nella giungla delle consulenze e delle appartenenze, ma che questa norma, attualmente unica e sola speranza per migliaia di dipendenti pubblici e per tanti neo-laureati in scienze della comunicazione, sia ignorata proprio da chi ha come dovere fondamentale quello di far conoscere e far rispettare le leggi, ci sembra davvero incredibile.

Ricordarlo agli interessati e farlo sapere ai nostri soci non ci sembra una inutile strumentalizzazione ma un modo coerente di rappresentare gli interessi professionali e i diritti dell'intera categoria dei comunicatori pubblici. Ci sembra, insomma, compito fondamentale per una Associazione professionale degna di questo nome. Ci sembra un modo per superare ogni tentativo di sostituire l'impegno diretto con scorciatoie, suppliche e appelli che ci riportano ad un tempo e a una idea di pubblica amministrazione di cui quasi nessuno sente la mancanza.

Quando abbiamo dato vita a questa Associazione (eravamo in cento ma in questi mesi qualcuno continua a ricordarci che novantanove erano di troppo) molti di noi erano certi di non possedere formule magiche e sicuri che nessuno ci avrebbe regalato nulla.

Proprio per questo i risultati che abbiamo ottenuto - forse pochi per qualche illustre affabulatore, ma molti per chi ha messo la propria faccia e il proprio impegno per uscire dalla"selva oscura" della burocrazia e della propaganda - sono arrivati quando abbiamo messo in campo una nuova coscienza e un nuovo modo di essere dipendenti pubblici.

Non dimentichiamolo proprio adesso che intravediamo una piccola luce nel buio.
Ricordando ad altri di compiere il proprio dovere è il modo migliore per continuare a fare il nostro.