Vi sono due modi di intendere la trasparenza: come adempimento e come scelta.
Per garantire la trasparenza non è sufficiente l'adempimento perchè se le Amministrazioni pubbliche la esercitassero in questa forma diverrebbe un ulteriore irrigidimento del tradizionale modo di funzionare della P.A.: cioè un procedimento che si aggiunge a tanti altri già richiesti.
Credo indispensabile intendere la trasparenza contemporaneamente sia come adempimento sia come scelta. Una scelta strategica, una scelta consapevole, che significa ripensare in modo molto significativo e anche radicale alla modalità di funzionamento della P.A..
Ripensare quindi a una Pubblica Amministrazione progettata e messa in pratica in funzione della rendicontazione ai cittadini e agli stakeholders delle proprie attività è indispensabile.
Adempimento e scelta è importante e necessario vadano avanti di pari passo perché altrimenti il processo non funziona anche se, sappiamo, che l'adempimento ha dei tempi più brevi e immediati, mentre la scelta vuole tempi organizzativi più lunghi.
La trasparenza come scelta non è un qualcosa che si aggiunge ma è un tutt'uno con la
semplificazione, con la governance inclusiva, con l’agenda digitale e con le altre strategie oggi indispensabili per una moderna P.A..
Anche il linguaggio deve essere semplice; ci vuole un utilizzo di sistemi di visual data e di altri strumenti che rendono più facile e intellegibile fare comprendere al cittadino le informazioni diffuse. Da questo punto di vista è una sfida importante quella della trasparenza della comunicazione.
Una notazione sulla "Bussola della trasparenza" che, essendo uno strumento che semplicemente verifica il software, verifica che vi sia corrispondenza con l'indice del Decreto 33 e se vi sono dei link attivi a quelle voci. Non si preoccupa se all’interno vi è contenuto. Così, a volte, le prime posizioni sono male attribuite rispetto a quelle che le seguono.
È importante chiarire che la comunicazione da sola non basta; le competenze strategiche e funzionali per predisporre la trasparenza in un Ente sicuramente sono comunicative, ma sono necessarie anche quelle giuridiche, organizzative, informatiche sistemi informativi, le competenze di bilancio e di gestione della spesa e di tutto quel che attiene la semplificazione e l’innovazione all'interno di un Ente.
Per quel che riguarda il mio Ente, in Regione Emilia Romagna ci siamo organizzati in un Comitato guida ristretto composto dalle funzioni centrali dell'organizzazione, della comunicazione, dei sistemi informativi in primis; contemporaneamente abbiamo sollecitato l'apporto specifico delle altre strutture centrali: affari legislativi, gestione della spesa, innovazione e semplificazione (vedi slide 6), ciascuna delle quali ha procedure importanti da tradurre per assicurare il processo della trasparenza: dalla comunicazione che pubblica il sito agli affari legislativi che forniscono consulenze giuridiche all'organizzazione che stabilisce il supporto formativo agli operatori.
Tutto questo è stato sicuramente indispensabile, ma non ancora sufficiente.
Sono state individuate due figure, una è stata chiamata "responsabile della definizione del processo" e l'altra "responsabile della pubblicazione" che in molti casi sono i responsabili del procedimento.
Per "responsabile della definizione del processo" abbiamo inteso quei dirigenti delle strutture centrali, e non solo, che hanno cognizione di quei dati, di quel singolo obbligo, che sanno come i dati vengono generati, se sono completi già nell'immediato o no, sanno come funziona il processo di definizione e di acquisizione dei dati, di validazione degli stessi e la loro successiva pubblicazione.
Per ogni obbligo sono stati individuati specifici dirigenti, con specifiche competenze e cognizioni dell'intero processo. Per questo il loro apporto è ritenuto indispensabile. Il coinvolgimento è operativo: sono loro che completano la mappa (vedi slide 7 - parte destra) che va a definire qual è lo stato attuale di attuazione. Sono dati e informazioni che non possono essere conosciuti esclusivamente dal responsabile della trasparenza, che sarebbe un tuttologo, ma di pertinenza e competenza di chi ha cognizione puntuale e mirata dei dati. Nel percorso operativo è essenziale, qualora i dati non fossero tutti disponibili, individuare le azioni necessarie per acquisirli e per organizzarli ed è questa una delle attività importanti e indispensabili del responsabile della definizione del processo.
Altra operazione importantissima è individuare quali interventi dei sistemi informativi e informatici sono necessari per rendere agevole la pubblicazione dei dati.
L'organizzazione molto compartimentata della Pubblica Amministrazione, così come l'abbiamo vissuta e la viviamo ancora oggi, non è coerente con gli obblighi della trasparenza e gli altri obblighi attinenti. E' in questo senso che il tema della trasparenza, del Decreto Legislativo 33, è una spinta potente, al di là delle sanzioni se non si pubblicano gli atti, perchè è uno strumento molto forte, cogente, che ci spinge a riorganizzarci, a ripensare complessivamente il modo con cui sviluppiamo le attività delle Pubbliche Amministrazioni.
Chiudo confermando che la trasparenza è una grande sfida per il ruolo della comunicazione pubblica e, più in generale, per il cambiamento necessario e possibile delle Amministrazioni. Come dicevo, l'adempimento deve stare insieme alla scelta strategica perchè altrimenti rischiamo di fallire. E penso che, nei prossimi mesi e nel prossimo triennio, durante il quale tutti metteremo in pratica il Programma della trasparenza, avremo modo di fare benchmarking, di confrontarci sull'organizzazione di questa funzione e correggere, durante il lavoro, eventuali errori e contraddizioni.