Sul numero scorso della newsletter, ricavati da una ricerca di FPA, riportavamo che sono 3,2 milioni i dipendenti pubblici italiani, età media 50,7 anni. 3 milioni i pensionati e pensioni anticipate in arrivo. Pochi concorsi. Investimenti in formazione dimezzati in 10 anni. Ma c'è un elemento di novità che incide in positivo su costi e sprechi, lo smart working o lavoro da remoto.
Il ricorso, seppure forzato, allo smart working durante l'emergenza Covid-19 per la gran parte dei dipendenti pubblici è stata un'esperienza positiva, che ha portato – secondo il sondaggio di FPA – in qualche caso addirittura a un aumento di produttività: per 7 lavoratori su 10 è stata assicurata totale continuità al lavoro, per il 41,3% l'efficacia è persino migliorata; per il 61% la nuova cultura di flessibilità e cooperazione prevarrà anche finita l'emergenza.
Lo smart working ha però significato anche una notevole riduzione di sprechi, quantificabili in 135 milioni di ore di spostamenti in meno nei tre mesi di lockdown, pari a 1 miliardo di km non percorsi, 400 milioni di Euro di benzina risparmiati e 127mila tonnellate di Co2 in meno nell'atmosfera. Non ultimo, oltre al 30% di costi in meno a carico della Pubblica Amministrazione tra consumi energetici, gestione delle mense e pulizie dei locali.
Se, come indicato dal ministro della P.A. Dadone, si riuscirà a raggiungere l'obiettivo di almeno il 40% di dipendenti in smart working per 2-3 giorni alla settimana, si potrebbero risparmiare 128 milioni di ore di spostamenti, 121mila tonnellate di Co2 nell'atmosfera, 384 milioni di Euro di carburante e oltre 1 miliardo di km l'anno.