Sono stati giorni durissimi. Accendere la radio o la televisione, leggere un giornale, aprire il pc e vedere cosa accade nel mondo attraverso Facebook o Youtube.
Dovunque le immagini terribili di dolore e morte. Di morte e dolore. Case distrutte, bambini senza tetto, testimonianze atroci. La rabbia di un disastro che forse era possibile prevedere. L'idea che coloro che hanno costruito case, palazzi, luoghi di ritrovo, senza tener conto delle regole antisismiche forse mai saranno puniti, così come non lo sono stati i responsabili di altre tragedie.
E' questo il pensiero strisciante. Ora dopo ora, attimo dopo attimo, le immagini girano ovunque. Ci si sente assediati. E' come se fossimo accerchiati. Per forza occorre leggere, ascoltare, vedere quanto sta accadendo in Abruzzo. La gente piange, si dispera, urla e le telecamere sono sempre accese, come i microfoni.
E poi inizia il gioco, attraverso i media, della vera e finta solidarietà. Di chi raccoglie i fondi, i vestiti, il cibo, i medicinali, di chi vuole partire per andare in soccorso e di chi invece si diverte a lanciare messaggi e campagne deformanti magari per lucrarci sopra.
E' quasi un reality dove i protagonisti sono dolore e morte. I giornalisti provano a fare il loro dovere. Cercano di tirare fuori il mestiere ma sanno che poi lo show è iniziato che il grande problema sono gli ascolti. Battere l'avversario anche in questo momento di morte, far capire chi ha più pubblico. E così è normale che il grande quotidiano regali uno speciale sulla bellezza, mentre ti aspetti un reportage sulle zone colpite.
E poi impazzano le polemiche, inizia la campagna elettorale per le europee ed il terremoto diventa un pretesto per litigare in tv, in radio, sui giornali, persino sui blog.
Rilasciare l'ultima intervista, accusare l'avversario, persino definirlo nemico per poi predicare e invocare l'unità nazionale.
E così nella nostra mente piena di messaggi si sommano le immagini di dolore e morte, rivediamo sotto le tende migliaia di persone che hanno perso tutto, mentre in tv scorrono le immagini e le testimonianze dei terremotati di ieri e quelle di oggi.
Come se fossero ricette di cucina si chiede ai friulani o agli irpini come hanno fatto. Qualcuno ricorda il Belice. Qualcun altro lo ha già dimenticato da tempo.
E poi le interviste agli esperti. Alcuni con professionalità e stile trovano il modo per sviluppare un intelligente attendismo per comprendere meglio cosa è accaduto. Altri si lasciano andare, accusano, vogliono subito il processo, anche solo mediatico perchè la procura non ha più una sede e non ha recuperato nemmeno i bolli.
Bisogna subito sbattere il mostro in prima pagina. Capire chi ha sbagliato, arrestarlo e condannarlo. E' un alternarsi di colpi di scena. Tutti i programmi di intrattenimento sono mobilitati. Le facce dei conduttori sono tristi. In sovrimpressione c'è il numero di conto corrente, e poco importa se vedi chi ha subito il terremoto disperato e poco dopo la ballerina innamorata. Lo spettacolo è in onda.
E' normale, tutto naturale. Tutto previsto o prevedibile.E su Facebook? Tutto è simile al resto. Certo c'è la mobilitazione e ci sono anche gli imbecilli.
Avviene di tutto anche lì.
Ma forse per la prima volta c'è la prova concreta che FB non serve soltanto per fidanzarsi o rimorchiare. No, c'è una parte sana del Paese che si collega per capire, chiedere, aiutare, mettersi a disposizione. Così come c'è chi mette i video su Yuotube per contribuire a un momento di chiarezza e c'è chi vuole speculare.
A noi spettatori rimane di sicuro tanta confusione, ma anche l'illusione che esiste una Italia perbene che scrive sui giornali o sui blog, parla in radio o tv, è solidale, si mette a disposizione degli altri.
E in questa Italia "che va" ci sono anche bravi giornalisti, capaci di fare il loro mestiere, mettendosi in gioco e senza la paura di non vendere giornali o fare ascolto.
Certo è pericoloso e fuori moda. Ma capita ancora nella nostra Italia, terremotata, ma pur sempre un Bel Paese...forse meno solido...ma più solidale.
Francesco Pira
Terremoto e mezzi di informazione
Altri articoli
-
Editoriale
Buone notizie dal Sud
-
Primo pianoAssemblea annuale di “Comunicazione Pubblica”
-
Primo pianoProfessione: comunicatore pubblico
-
FormazioneSeminari di comunicazione pubblica a Udine
-
-
Enti locali
Protocollo d'intesa a Soveria
-
Agenda
Giochi e videogiochi
-