Anche se l'ultima rilevazione, condotta nel mese di marzo 2019 dal Diario dell'Innovazione di AGI-Censis, dice che più del 60% degli italiani ritengono che la Pubblica Amministrazione funzioni "piuttosto male" (50,8%) o "molto male" (10,2%), si registra un miglioramento rispetto all'analoga rilevazione condotta circa due anni fa, quando l'area critica raggiungeva nel complesso circa il 70% degli italiani.
Considerando che la progressiva penetrazione della digitalizzazione dei servizi avrebbe dovuto aprire "enormi praterie" per il superamento di problemi storici e consolidati, le criticità rimangono sempre le stesse: l'eccesso di burocrazia con troppi adempimenti, autorizzazioni, controlli (33,2% sul totale dei giudizi negativi); la presenza di dipendenti poco motivati, non licenziabili e con assenza di incentivi per chi merita 24,5%); la cattiva organizzazione e scarsa cultura del servizio e dei diritti dei cittadini (21,8%).
L'indagine è sulla percezione complessiva della P.A. ed è verosimile che queste considerazioni siano la sintesi dell'esperienza del rapporto personale con Amministrazioni che funzionano bene e altre che invece non raggiungono la sufficienza. Occorre anche considerare che i dati rilevati sono dati medi anche in senso geografico ed esperienziale: ci sono territori con uffici pubblici che funzionano egregiamente e altri che non funzionano (ad esempio i Comuni in grado di erogare a vista una carta di identità elettronica e quelli che "precipitano" i cittadini in un girone dantesco). Esistono cittadini che hanno pochi rapporti con le Amministrazioni pubbliche e magari la loro percezione ne beneficia. Ma ne esistono altri che, per professione o per i casi della vita, si trovano a relazionarsi con una determinata Amministrazione che, nel caso in cui questa funzioni male (si pensi, ad esempio, alla giustizia), potrebbe segnarli per sempre.
Tratto dal Rapporto Agi-Censis 2019 "Diario dell'Innovazione"