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“Individui e tecnologie integrate: vivere la città futura”

Biciclette che misurano i livelli di inquinamento atmosferico e segnalano i propri percorsi in tempo reale su Facebook. Rifiuti monitorati e seguiti nel loro intero ciclo di smaltimento, dal cassonetto alla centrale di riciclaggio. E ancora case intelligenti che spiegano ai propri inquilini quanto consumano e impattano sull’ambiente; pensiline dei trasporti pubblici e paline della luce trasformate in canali di informazione turistica e di servizio; e nuvole di acciaio e bit, che raccontano le metropoli e i grandi eventi da esse ospitate, quali ad esempio i Giochi Olimpici, mescolando in un unico flusso dallo spettacolare impatto scenico informazioni istituzionali, messaggi promozionali e le voci di chi le città e le reti le vive e le anima quotidianamente. Sembrerebbe fantascienza, ma non lo è. E se non si tratta di un presente già compiuto e incarnato nelle nostre esistenze, è sicuramente uno sguardo affacciato sui paesaggi urbani del futuro ormai prossimo.

Futuro che giorno dopo giorno viene pensato, progettato e sviluppato a Boston, sede del prestigiosissimo Mit (Massacchussets Institute of Technology), dove un laboratorio chiamato Senseable City Lab, guidato da Carlo Ratti, uno dei ricercatori italiani più affermati e riconosciuti a livello internazionale, elabora soluzioni partendo da due macro-tendenze di fondo. La prima è la sempre maggiore centralità delle città: già oggi la metà della popolazione mondiale vive nei contesti urbani, e da qui al 2025 la percentuale è destinata a salire fino alla vertiginosa quota del 75%. La seconda invece, riguarda la trasformazione della rete da semplice piattaforma di connessione di computer, a vera e propria impalcatura tecnologica del nostro quotidiano, capace di mettere in comunicazione e condivisione non solo pc, laptop e palmari, ma la grandissima maggioranza degli oggetti che usiamo in tutti gli ambiti delle nostre esistenze: dai mezzi di trasporto, agli elettrodomestici, agli strumenti di lavoro e di svago, fino ai rifiuti, appunto. Oggetti che, dotati di sensori e codici di riconoscimento digitali, si fanno intelligenti, e in quanto tali, se ben progettati e gestiti, in grado migliorare di molto la qualità del nostro vivere, specie in quelle metropoli che, affette da vera e propria ipertrofia, potranno funzionare e non rischiare di esplodere solo se riusciranno a loro volta a farsi intelligenti. Da ciò l’impegno costante del laboratorio diretto da Carlo Ratti e frequentato da alcuni tra i più brillanti ricercatori esperti di nuove tecnologie e urbanistica. Un lavoro finalizzato all’immaginazione prima, e alla realizzazione poi, dell’orizzonte della “real time city”, ossia di una città che, complice l’innervarsi delle reti in ogni edificio e angolo di strada, possa essere monitorata, ascoltata, interpretata, gestita, e pianificata, per quanto più possibile, in tempo reale.

Tempo reale che è ad esempio il cuore della Copenhagen Wheel, una sorta di re-invenzione della ruota nell’era digitale, che punta a sfruttare le biciclette per disegnare una mappa in costante mutamento dei percorsi dei ciclisti in città. Ma che si spinge oltre, utilizzandole come sensori per tenere traccia dei livelli di inquinamento, e, incrociando questi insieme di dati, fornire strumenti interpretativi più adatti per chi, a cominciare dalle pubbliche amministrazioni, è chiamato a pianificare e gestire i flussi e servizi di mobilità urbana. Due i motivi per cui questa bicicletta di nuovissima generazione, realizzata anche grazie al contributo della emiliana Ducati, porta il nome della capitale danese: è lì che sarà sperimentata per prima, ed è sempre a Copenhagen che sarà presentata a dicembre, in occasione del Summit delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che punta forte tra le altre cose sulla rivoluzione tecnologica in atto, per dare respiro al pianeta e più sostenibilità al nostro futuro.

E non è un caso che sostenibilità sia un'altra delle parole chiave scolpite nelle menti dei ricercatori al lavoro a Boston. La gran parte dei loro progetti ha un’anima verde, perché la sopravvivenza delle città e dello stesso pianeta non può prescindere da un più assennato e responsabile uso delle risorse, da promuovere e realizzare anche grazie alle amplificate capacità di gestione e pianificazione che potrebbero scaturire dalla rivoluzione tecnologica in atto. È su questi tasti che batte ad esempio un altro progetto “made in Mit”: il suo nome è Trash Track, in italiano monitoraggio dei rifiuti, ed il suo scopo è stato quello di attribuire una nuova vita digitale a 3.000 oggetti (tra essi stoviglie, confezioni, elettrodomestici e via discorrendo) per tenere traccia dei loro percorsi di dismissione ed eventuale riciclo, e verificare se e dove si verificano inefficienze, sprechi o altre forme di intoppi, anche di natura illegale e criminale. Una sorta di radiografia in tempo reale di uno dei cicli più delicati e importanti per l’impatto ambientale, che ha coinvolto centinaia di famiglie in una sperimentazione realizzata anche con finalità di sensibilizzazione. Seguendo il tragitto dei propri rifiuti, hanno infatti avuto modo di conoscere l’intera complessa catena che prende il via dal pattume di casa, e verificare quanto ogni singola scelta di consumo possa influire sull’ambiente che ci circonda e che respiriamo.

Non si potrà respirare invece, ma sicuramente ammirare, The Cloud, la tecnostruttura futuristica che un gruppo di artisti e architetti internazionali, spalleggiato dal Senseable City Lab, ha proposto al sindaco di Londra come monumento simbolo delle prossimi Olimpiadi del 2012. Dovesse andare in porto, il progetto porterà alla realizzazione di una nuvola artificiale sospesa a 120 metri di altezza, realizzata con un complesso intrico di bolle di plastica (il materiale è quello usato per la piscina olimpionica di Pechino), sulle quali proiettare animazioni e giochi di luce, divulgare notizie e aggiornamenti in tempo reale sull’andamento dei Giochi, e tenere il polso dei discorsi sull’evento affrontati in rete dai navigatori di tutto il mondo. Una nuvola 2.0, in sintesi, che dovrebbe essere costruita “dal basso” nel vero senso della parola, come spiegato dallo stesso Ratti. “Intendiamo invitare la gente a partecipare alla creazione di The Cloud”, ha spiegato in una recente intervista al Corriere della Sera, aggiungendo che “la flessibilità della struttura permette di decidere le dimensioni in base alla quantità di finanziamenti ricevuti”, e annunciando la nascita di un sito sul quale a breve si potranno effettuare micro-donazioni, per la realizzazione del monumento. Né mancherà, ovviamente, un occhio di riguardo per la sostenibilità: le sfere della nuvola, se realizzate, disporranno di pannelli solari che permetteranno di alimentare l’intera struttura, ascensori e servizi compresi.

Di questi e altri progetti, e più in generale dello scenario delle città intelligenti, Carlo Ratti discuterà martedì primo dicembre a Bologna, nell’ambito dell’evento “La Pubblica Amministrazione dà buoni frutti. Assemblea annuale della Community Network Emilia-Romagna”, promosso dalla Regione Emilia-Romagna come conclusione ideale di 5 anni di programmazione per lo sviluppo della società dell'informazione. I lavori si terranno dalle 9 alle 17 presso l’Arena del Sole di Bologna (Via Indipendenza 44), e l’intervento di Ratti, intitolato “Individui e tecnologie integrate: vivere la città futura”, si terrà nella sessione conclusiva, dedicata alle prospettive dell’innovazione digitale e dello sviluppo della società dell’informazione.


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