Da sempre sono convinto che la comunicazione non possa essere la soluzione di tutti i problemi ("meno comunicazione general-generica e più comunicazione sui contenuti" ha recentemente invocato l'onorevole Pierluigi Bersani. Come dargli torto.) ma debba essere una potente leva per quel cambiamento della Pubblica Amministrazione reclamato ormai dalla maggioranza del Paese.
Questo risultato si potrà realizzare ad una sola condizione: che ciascuno faccia la propria parte.
E' quindi con grande interesse che segnalo il lavoro silenzioso ma efficace del ministro della semplificazione Roberto Calderoli.
In poco più di un anno di lavoro è riuscito ad abolire 3.039 leggi inutili e obsolete.
Calcolando i precedenti provvedimenti ministeriali sono così 36mila gli atti normativi di cui ci siamo "liberati".
Le leggi, in Italia, passano da 50mila a 14mila. Un numero ancora notevole rispetto a Francia, Germania e Inghilterra, che tutte assieme arrivano a poco più di 10mila norme ma un risultato che già produce 7 miliardi l'anno di risparmi, destinati ad aumentare. Un risparmio che consentirà di abbattere il non invidiabile costo del carico burocratico italiano che attualmente supera i 75 miliardi di euro ed è pari al 5% del PIL nazionale.
Numeri davvero impressionati che confermano come la prima fonte di risparmio per lo Stato ma anche per un'azienda e, persino per una famiglia, sia la capacità di riorganizzare, semplificare, selezionare.
Senza tutto questo lavoro la comunicazione pubblica rimane una voce sperduta nella selva oscura di una burocrazia che legifera persino sulle mosche e sugli feste degli agrumi.
Per i comunicatori pubblici il motivo di soddisfazione è anche un altro.
In molte di quelle leggi abrogate stanno alcuni dei motivi che rendono il nostro lavoro inutilmente complesso e ripetitivo. In una parola stupidamente burocratico.
Eliminare 36mila leggi non è la rivoluzione, non è nemmeno la soluzione finale, ma rappresenta un segnale forte che finalmente si colpisce il male alla sua origine.
Che, per una volta, si affrontano le cause e non le conseguenze delle cose.
E' questa la strada che ci convince di più rispetto alla stagione di caccia al dipendente pubblico, ai tornelli e agli emoticon.
A condizione però, che le norme abolite non siano sostituite da altrettante norme come forse una certa burocrazia spera e sogna.
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